mercoledì 26 marzo 2014

GLI ScatolAUTORI : Marco Valtriani

Scritto dal SETTO

Buongiorno cari lettori ludici.

Ho il piacere di postare come primo articolo della rubrica "ScatolAutori"  l'intervista, che Marco Valtriani ha concesso a OggiGiocoA, e voglio ringraziarlo per essere stato il primo di tanti autori a credere in questo progetto .

GRAZIE.

Ecco a voi l'intervista:

OGA-  Sei uno degli autori Italiani del momento, ma presentati a chi non ti conosce?
MARCO-Riassumendo molto, mi occupo di comunicazione e, da quest'anno, sono il lead designer di Red Glove, che al momento ha pubblicato due miei giochi (altri sono ovviamente in arrivo!); il mio primo gioco edito però è 011, parte di un ambizioso progetto crossmediale a marchio Scribabs. Dal 2008 collaboro con molte fiere italiane coordinando attività relative agli autori di giochi, mentre dal 2013 sono il curatore di BGDItalia.it, "costola" italiana del Board Game Designers Forum.
 
OGA- In che modo ti sei avvicinato ai GDT e quanti anni avevi?
MARCO-I miei genitori hanno sempre incoraggiato la mia passione per il gioco (sia da tavolo che digitale), per cui casa mia è sempre stata ricolma di giochi da tavolo. Non saprei dirti un'età, ero davvero piccolo. D'altra parte erano gli anni '80 e giocare da tavolo era abbastanza normale.

OGA-Ti ricordi il nome del gioco che ti ha fatto innamorate dei GDT?
MARCO-Da bambino direi Heroquest, da grandicello non saprei dirti un solo titolo, quando ho ripreso a giocare assiduamente l'ho fatto divorando un sacco di giochi in breve tempo.
 
OGA- Quanti anni avevi quando hai inventato il tuo primo gioco?
MARCO-Sicuramente avrò mescolato pezzi a caso anche prima, ma il primo gioco da tavolo che mi ricordo di aver inventato l'ho fatto a 10 anni, mescolando una scatola di Shark e una di Chicago. Il primo "progetto ludico" risale ai primi anni del 2000, era un gioco per una community gothic che avevo fondato: un gioco sinceramente imbarazzante. Nel 2006-2007 invece ho provato ingenuamente a fare qualche autoproduzione amatoriale, erano prodotti ancora acerbi ma, dato che già giocavo molto, un po' meno ridicoli del precedente.

OGA- Ti ricordi di cosa parlava il tuo primo progetto?
MARCO-Sì, era una specie di adventure, molto retrò (il mio riferimento era ancora heroquest) a tinte molto cupe. Se invece stai parlando di quando ho mischiato Shark e Chicago, se non ricordo male era un gioco su Batman: era appena uscito il film di Tim Burton!

OGA- Quando tempo dedichi alla creazione di un gioco e che metodo usi per la creazione? Parti dalle meccaniche e arrivi all'ambientazione o il contrario?
MARCO-Dipende dal gioco, ci sono giochi che necessitano di una gestazione anche molto lunga, soprattutto quando si incontrano difficoltà durante lo sviluppo, e altri che "nascono" quasi finiti (al netto delle ovvie limature che si rendono necessarie durante i playtest). Per quanto mi riguarda, più i vincoli progettuali (target, materiali, genere) sono precisi e definiti, più è facile e veloce lavorare.
La risposta alla seconda domanda non è facile: quando inizio un progetto non parto né dalle meccaniche, né dal tema. Parto dal giocatore, e dalla definizione dell'esperienza che voglio trasmettere. Da lì definisco il focus del gioco, il suo "cuore", e solo allora penso al "come", cioè con che tema e con che meccaniche far vivere quell'esperienza.

OGA- Qual è il gioco a cui sei più legato, tra quelli che portano il tuo nome sulla confezione?
MARCO-Sono legato a ogni progetto, per motivi diversi. Potrei dirti 011, per l'emozione di vedere per la prima volta il mio nome su una scatola e per le mille sfaccettature del progetto, o Super Fantasy, con cui ho consolidato il mio metodo di lavoro e che mi ha permesso di cimentarmi con un genere difficile e al tempo stesso molto popolare... la verità è che, citando Andrea Chiarvesio, non si può scegliere un preferito fra i propri "figli".

OGA-Hai qualche aneddoto da raccontare, di quel gioco?
MARCO-Di aneddoti su giochi in corso d'opera ce ne sarebbero a decine, diciamo che uno dei momenti più emozionanti che ho vissuto è stato quando, in occasione della presentazione di 011 a PisaGioca, ho conosciuto dal vivo i Therion, la band metal i cui membri danno nomi e volti ai personaggi del gioco. Da fan del gruppo non mi sembrava vero potergli far autografare la scatola di un gioco progettato da me.

OGA-Secondo te, qual è il tratto distintivo di un tuo gioco?
MARCO-Non credo di avere una "firma" vera e propria, perché studiando i giochi "intorno al giocatore" ogni gioco è un'esperienza sempre diversa anche per me. Spero di riuscire sempre progettare esperienze in cui il sistema di gioco è ben integrato con l'ambientazione. Giochi coerenti, che fanno quello che promettono.

OGA- Che tipologia di giochi ami giocare?
MARCO-Ovviamente gioco di tutto, per tenermi aggiornato, e in realtà sono un giocatore abbastanza onnivoro. In generale mi piacciono i giochi un po' impegnati e - possibilmente - in cui si senta l'ambientazione, magari con un po' d'interazione diretta, purché mi lascino un bel po' di controllo sulla partita. Diciamo che mi piacciono i giochi in grado di emozionarmi, indipendentemente dal genere.
 
OGA- Che tipologia di giochi ami creare? A che fascia di utenti pensi?
MARCO-A quella che mi chiede il mio editore...
Dipende ovviamente dal progetto: 011, Super Fantasy e Vudù hanno tutti target diversi, e coi giochi nuovi mi sono trovato a lavorare su altri tipi di giocatori. Forse mi diverto di più a pensare giochi strategici, ma non ho particolari preferenze: ultimamente ho lavorato a progetti family, e ho trovato molto stimolanti i vincoli dettati dalle esigenze di pubblico.

 OGA-Dacci il nome di un gioco a cui hai giocato e che in seguito hai pensato "perché non ci ho pensato io"? 
MARCO-Ce ne sono un sacco! Dominion, Concordia, Puerto Rico... e quasi tutti i giochi di Vlaada Chvatil, maledetto genio!

OGA- Quando viene pubblicato un tuo gioco, come ti senti, che sensazioni hai?
MARCO-La sensazione principale è la soddisfazione, è molto gratificante sapere che migliaia di famiglie e giocatori giocheranno con qualcosa di mio.

OGA-Nel 2013 esce Super Fantasy grazie a Red Glove, in quel momento hai veramente capito di essere arrivato?
MARCO-No, dai, arrivato proprio no. Un gioco è molto più divertente finché hai ancora modo di imparare a padroneggiarlo; anche nel fare game design sono convinto ci sia sempre modo di migliorare e crescere, e questo da un lato fa sì che, anche se non si "arriva" mai, almeno si fa un viaggio interessante.

OGA-Cos'è Super Fantasy?
MARCO-Un gioco da tavolo che strizza l'occhio ai videogiochi "hack 'n' slash". Ho voluto creare un gioco fantasy che unisse un gameplay veloce e dinamico alla possibilità di compiere scelte reali ("quanti dadi puoi permetterti di spendere per colpire quel mostro?"), che potesse interessare anche una fascia di pubblico più giovane.
Per quanto mi riguarda, Super Fantasy è stato una bellissima sfida: i tempi erano stretti, le cose da fare tantissime, avevo tutta la fustella che volevo e il genere m'intrigava tantissimo. Insomma, una bella esperienza.

OGA-Ora collabori a stretto contatto con la Red Glove, ti sei fatto avanti tu o ti hanno cercato loro? (Puoi raccontarci come hai fatto a diventare lead designer)
MARCO-La collaborazione è iniziata proprio con Super Fantasy. Il gioco mi è stato commissionato da Red Glove che stava cercando qualcuno, diciamo, "col mio curriculum", ossia un autore abituato a sviluppare on demand, con una formazione anche teorica (come saprai seguo molto l'ambiente dei game studies). Ovviamente il grande successo di Super Fantasy è stato un segnale che la strada era quella giusta, ma in generale loro cercavano qualcuno con le mie idee e il mio metodo di lavoro, e d'altra parte io sposo in pieno la vision dell'azienda e il suo approccio al settore.

OGA-Ora i GDT che percentuale di tempo occupano nella tua giornata?
MARCO-Se oltre al design includiamo anche lo studio, il giocare e le attività di Board Game Designers Italia, sarebbe più corretto chiedere che percentuale di tempo la mia giornata occupa nel gioco...

OGA-Tra pochi giorni ci sarà il PLAY e presenterai VUDU', vuoi e puoi raccontarci di cosa si tratta e del processo di realizzazione ?
MARCO-Vudù è un gioco nato da un'idea di Francesco Giovo, un autore di Asti (nonché "attivista ludico" di vecchia data), che voleva realizzare un gioco di stregoni che si lanciano magie che hanno un effetto "reale" sui giocatori. Si tratta sostanzialmente di un gioco di dadi, molto veloce, in cui i giocatori lanciano sugli avversari potenti sortilegi vudù. E come si sa, se qualcuno fa fare qualcosa a una bambolina vudù, il bersaglio non può proprio resistere! Si tratta di un party game molto semplice, studiato in modo da garantire un ritmo di gioco molto elevato. Ci abbiamo messo un po' per arrivare alla forma attuale, perché nonostante avessimo ben chiaro il focus del gioco non riuscivamo a trovare la formula migliore per rendere il gameplay scorrevole al punto giusto. Dopo varie modifiche, e un bel po' di playtest, anche grazie al lavoro di squadra con Red Glove siamo arrivati a un risultato che ci vede davvero molto soddisfatti.

OGA- Sei parte attiva di molte associazioni dedicate ai GDT, cosa pensi del movimento italiano?
MARCO-A dire il vero da quando Creatori di Divertimento ha chiuso i battenti non sono più coinvolto in nessuna attività associativa, pur mantenendo per affetto la tessera della Tana dei Goblin di Pisa. Board Game Designers Italia non è un'associazione, ma un organizzazione che fa direttamente capo a me, anche se ci lavoriamo in quattro e abbiamo ormai un nutrito gruppo di lavoro.
Comunque, la tua è una domanda molto bella, solo che presuppone una risposta molto complessa, senza contare che non sono sicuro di avere una visione d'insieme sufficientemente accurata per esprimermi a dovere.
Anche rimamendo nel micro-cosmo del gioco da tavolo specializzato, quando non in quello "hardcore", rimane il fatto che si tratta di un mondo che pur avendo dimensioni contenute è molto vario e sfaccettato. Secondo me è in evoluzione, perché la crescita, che è innegabile, porta immancabilmente ad un adeguamento rispetto a standard più alti. Penso che, a tutti i livelli (associativo, culturale, autoriale ed editoriale), a un aumento dei numeri e delle persone coinvolte debba sempre seguire una forte presa di responsabilità da parte degli attori in gioco. Anche e soprattutto in termini di professionalità e qualità, qualunque sia l'attività svolta. E' un discorso che sta antipatico a molti, ma secondo me prendere coscienza dell'importanza di quel che si fa, e dedicarvi la necessaria cura, è fondamentale in ogni cosa.

OGA-Ultima domanda, hai a disposizione tutti i giochi del mondo e una scelta: "Oggi giochi a..."?
MARCO-Beh, dipende da chi c'è al tavolo...
Se sono col mio gruppo, direi senza dubbio Mage Knight Board Game.
Se invece sono con mio figlio, lascio scegliere lui! 
 
Per avere ulteriori informazioni e seguire Marco andate a trovarlo sul suo blog :http://www.marcovaltriani.blogspot.it/
 
Carissimi saluti.
SEttO

1 commento: